venerdì 3 giugno 2016

"O ti adatti o implodi". 'Selezione naturale' di Tricia Sullivan

Una storia di sesso, shopping e virus mortali, recita la copertina - impeccabile come molte di quelle quelle di zona42 - su cui s'intrecciano punti di focus geometrici e schizzi di fluidi corporei color rosa. Ma probabilmente l'editore - l'italiano come prima di lui l'inglese - ride beffardo sotto i baffi, sapendo che sì, l'opera di Sullivan parla di tutto questo, ma che non c'è un singolo morto per il virus; che nelle quasi duecento pagine (metà del romanzo) ambientate in un centro commerciale non c'è un singolo acquisto; che la tematica sessuale culmina in un combattimento a mani nude tra due donne che si contengono una provetta di sperma per la fecondazione artificiale.


Vero è che 'Selezione naturale', Maul nell'originale inglese, è un romanzo di difficile definizione. Ha una struttura bipartita, ma le storie sono esattamente parallele: non s'intersecano. Non si tratta esattamente di uno di quei romanzi in cui due o più linee narrative procedono autonomamente fino a un certo punto di convergenza, nel quale i protagonisti s'incontrano o si scontrano in un momento che è allo stesso tempo acme e scioglimento. Le due vicende che si alternano qui sono una la manifestazione dell’altra, l’allegoria. O, visto che l'impianto è solidamente biologico, potrei dire che il rapporto che intercorre tra le vicende di Sun e Meniscus è simile a quello che passa tra genotipo e fenotipo: ma è in un certo senso biunivoco.
Insomma - spiega l'autrice nella premessa all'edizione italiana - due storie "forza[te] in un'unione oscena e sbagliata".
E uno dei piaceri della lettura è individuare i punti di contatto e le trasposizioni più o meno dirette tra i nomi e i fatti relativi alle due storie. Tra quella di Sun - ragazza che si trova coinvolta, più o meno consapevolmente e volontariamente, in scontri a fuoco con un gruppo rivale e con le forze dell’ordine, e che per questo si muove in un centro commerciale assediato nonché a rischio attentato dinamitardo - e quella di Meniscus, clone umano, forse una specie di forma neotenica, rinchiusa in un laboratorio futuristico e destinata alla sperimentazione; un simulatore di sistema immunitario di maschio adulto (in un mondo quasi di sole donne) con lo svantaggio, si direbbe, di essere una persona.
È un romanzo praticamente senza luoghi, o meglio, che si svolge in quei non-luoghi che per l'antropologo Marc Augé sono tra i tratti caratterizzanti la surmodernità: il centro commerciale (non-luogo per eccellenza) e il centro di ricerca (celato in una struttura d'intrattenimento), luoghi di passaggio e di transizione, finalizzati a uno scopo; che non sono, in genere, luoghi di vita e di relazione.
Ma 'Selezione naturale' vuole essere anche un romanzo di formazione e maturazione. Psicologica e sociale nel caso di Sun, fisica e mentale nel caso di Meniscus. Veri luoghi sono necessari. E allora vengono eletti a luogo tanto il corpo quanto l’anima dei protagonisti, corpo estraneo nel contesto sociale e ricettacolo di corpi estranei. E seguiamo il procedere del virus sulla pelle del ragazzo, il suo diventare tutt'uno con esso, strabordando nelle unghie lunghe, blu e attorte così come lo svilupparsi e l'avvilupparsi dei pensieri di Sun, in una prosa perfettamente focalizzata.
E ciò che fa procedere le due storie su binari paralleli, che le fa girare in sincrono in un dualismo cartesiano, è il virus: anche per esso, per l'ospite di Meniscus e Sun (provvidenziale ambiguità semantica) si può parlare di maturazione. Ma la sua è di portata maggiore, di tipo biologico-evolutivo, e comprende e dà compiutezza alle altre.

Selezione naturale è anche altro: una riflessione sui ruoli di genere e sulla riducibilità o irriducibilità del genere al sesso biologico; non è un romanzo femminista ma è una degenerazione distopica - per cause di forza maggiore - di un certo tipo di femminismo dittatoriale che ricorda un po' il mockumentary 'No men beyond this point' (di molto successivo, visto che il romanzo è del 2003). O forse proprio in questo è un romanzo femminista: non si accontenta di dimostrare quanto le donne possano essere indipendenti dagli uomini ma rivela quanto possano diventare violente, prevaricatrici, artefici di una società ingiusta e marginalizzante.
È anche un'epica delle forme di vita di ogni tipo: dagli esseri umani, ai virus, alle coscienze artificiali, che forse giunge a una "morale": non c'è simulazione realistica di forma di vita che non ambisca a diventare quel che è già, ad entrare, attraverso il caso, il destino o un disegno, nel novero delle forme di vita vere e proprie. Al lettore decidere se si tratta di un monito o di una speranza.

Romanzo complesso, irriverente, ben scritto e, posso intuire, fedelmente tradotto, che ha i suoi punti di forza nei due stili completamente diversi e consoni ciascuno alla parte rappresentata, nella grande dose d'immaginazione di Sullivan e in una capacità di focalizzazione ai limite dello straniamento. Un po' troppo lungo e a tratti stancante nella parte del mall, più denso e interessante, con occasionali perdite (da parte mia) del filo del discorso nell'intercalarsi dei capitoli, nella parte futuristica.
Un dialogo tra la fantascienza distopica e un improbabile mainstream, con qualche elemento weird e un anelito al cyberpunk. Ma non ho già detto che è difficile da definire? Anche per questo, non resta che leggerlo.

Nessun commento:

Posta un commento